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Le collezioni di Parma

Giambattista Guatteri, Giorgio Jan, Luigi Gardoni, Gianluigi Berta, sono alcuni pra i personaggi che hanno lasciato nella città di parma un'impronta botanica duratura, anche se non sempre adeguatamente valorizzata. La mostra si propone di far emergere il loro contributo all'identità botanica della città, esponendo i loro erbari così diversi per scopo, tecniche, varietà, contenuti.

L'Erbario Gardoni è una raccolta eclettica di oltre diecimila cartelle, contenenti piante essiccate e vari materiali d’epoca (prodotti farmaceutici, ritagli pubblicitari, parti di libri, disegni a mano libera, stampe illustrate, manoscritti). Organizzato a Parma tra il 1836 e il 1878 da Luigi Gardoni, è restato chiuso negli armadi dell’orto botanico fino al 2014 rivelando solo ora il proprio fascino. Sfogliarlo significa aprire una capsula del tempo di assoluto valore etnobotanico, ma rivela anche la vita di Luigi Gardoni e del suo sogno impossibile di un erbario universale. Tutti i capisaldi dei rapporti tra umanità e piante vi sono rappresentati: didattica, collezionismo, ricerca ed estetica.

Grazie ai buoni auspici del Conte Sanvitale e del duca di Parma Ferdinando di Borbone, Giovanbattista Guatteri studia dal 1765 a Padova, studiando con Giovanni Marsili, Prefetto del locale orto botanico. Qui definisce l’orientamento sperimentale di impianto naturalistico dell’erigendo orto botanico di Parma, con estese collaborazioni internazionali. Appassionato di salvie, realizza un grande erbario a impressione con 1850 piante erbacee locali e spagnole.

Incoraggiato dal Conte Stefano Sanvitale, vero motore della scienza botanica a Parma nell'Ottocento, l'impiegato finanziario Tommaso Luigi Berta affinò nel 1830 un protocollo utile alla creazione di stampe dettagliate, ripetibili su ampia scala e di grande qualità a partire da scheletri fogliari. Si trattava di un processo di macerazione accelerata che gli consentiva di ottenere modelli perfetti nel breve spazio di poche ore a fronte delle settimane necessarie in precedenza.